Samarcanda: testo, storia e significato

By Canzoni d'autore
Samarcanda

Samarcanda è il primo brano dell’omonimo album del cantautore italiano Roberto Vecchioni, pubblicato nel 1977 che, grazie al suo grande successo, ha affermato Vecchioni come uno dei cantautori più apprezzati in Italia. Come di consueto per Vecchioni, i testi mescolano temi autobiografici come la vita amorosa, la nostalgia con quelli letterari e poetici.

 Il titolo della canzone si ispira a una storica leggenda e alla città di Samarcanda in Uzbekistan. La canzone, nonostante l’enorme successo riscosso tra i giovani e nelle classifiche musicali italiane dell’epoca, nasconde un testo molto intenso e significativo, caratteristico degli anni di piombo in cui la canzone è stata composta.

Samarcanda ha un testo orecchiabile, suoni allegri e ballabili, anche grazie all’accompagnamento del violino di Angelo Branduardi. Nonostante la canzone divenne subito famosissima, Vecchioni rimase molto insoddisfatto perché il pubblico non capì il significato della canzone. Durante un concerto per commemorare la morte di Francesco Lorusso, infatti, Vecchioni dovette lasciare il palco mentre suonava la canzone: il pubblico la riteneva troppo allegra e quindi inopportuna.

Samarcanda, è ispirata ad una favola orientale (a volte chiamata “Appuntamento a Samarra“)  di John Henry O’Hara e parla di un soldato che, in un banchetto per celebrare la fine della guerra, vede la Morte nelle sembianze di una vecchia vestita di nero tra la folla. Ottenuto un cavallo, corre follemente a Samarcanda per scappare, ma trova la morte lì ad aspettarlo. Il soldato allora chiede spiegazioni alla vecchia signora che svela il vero significato del testo: la morte è inevitabile, e non si può sfuggire al proprio il destino.

Samarcanda Testo

Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora,
vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano,
fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino,
e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c'è

"corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera signora
stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh