Il Testamento di Tito, il significato della canzone

By Canzoni d'autore
La buona novella

Il Testamento di Tito è la penultima traccia del concept album La buona novella di Fabrizio De André. L’album, pubblicato nel autunno 1970, è concepito grazie ad una rilettura di alcuni dei Vangeli apocrifi da parte del cantautore genovese e che quindi ha come tema principale la vita di Cristo. De André a proposito raccontò:

“Avevo urgenza di salvare il cristianesimo dal cattolicesimo. I vangeli apocrifi sono una lettura bellissima con molti punti di contatto con l’ideologia anarchica.”

Fabrizio De André, Ansaldo 2015, pp. 91-92.

Il significato de Il Testamento di Tito

Il testamento di Tito racconta dell’ultima fase della vita di Gesù: la sua crocifissione. Il punto di vista dell’evento è però di Tito, uno dei due ladroni crocifissi sul Golgota ai lati di Gesù Cristo.
Nel testo vengono analizzati i Dieci comandamenti, precetti religiosi rivelati a Mosè sul monte Sinai e inscritti dal dito di Dio, e le loro contraddizioni. Riguardo alla canzone, De André dichiarò:

“È, insieme ad Amico fragile, la mia miglior canzone. Dà un’idea di come potrebbero cambiare le leggi se fossero scritte da chi il potere non ce l’ha. È un altro di quei pezzi scritti col cuore, senza paura di apparire retorici, che riesco a cantare ancora oggi, senza stancarmene.”

De André – Ansaldo 2015, p. 91.

La riflessione di De André, si sviluppa quindi sulla condizione per la quale le leggi vengo scritte da chi è al potere, mentre chi non ha nulla le deve subirle. Faber immagina, senza retorica, come potrebbero essere le leggi se fossero scritte dagli ultimi, quindi anche da un ladrone.

Testo

Non avrai altro Dio, all'infuori di me.
Spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore,
ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre,
e onora anche il loro bastone.
Bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore,
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste,
facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali,
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice Non devi rubare,
e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio,
ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri,
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami,
così sarai uomo di fede,
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice Non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno;
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno,
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore,
ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore,
l'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore,
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.