Giudizi universali, significato del brano di Samuele Bersani

By Canzoni d'autore
Giudizi universali

Correva l’anno 1997 quando Samuele Bersani, cantante già noto al pubblico, si apprestava a completare il suo terzo lavoro discografico. Interamente scritta e interpretata dal cantautore emiliano, Giudizi Universali rappresenta uno dei suoi più grandi successi musicali, e contemporaneamente una delle canzoni simbolo degli anni 90, ancora oggi conosciuta e trasmessa in radio. Dai toni delicati, una melodia semplice di pianoforte, questa canzone ha da subito conquistato l’attenzione di migliaia di italiani.

La storia di Giudizi Universali

Un anno dopo, nel 1998 si aggiudica il premio Lunezia come miglior testo letterario, un prestigioso riconoscimento a ulteriore dimostrazione del valore della canzone in questione. Il successo della canzone è stato poi promosso dalle pellicole cinematografiche Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo e Fuochi d’artificio di Leonardo Pieraccioni, le quali l’hanno inserita come colonna sonora principale.

Il significato della canzone

Il testo di Giudizi Universali appare fin da subito elevato ed elaborato. Il brano ripercorre, attraverso una progressione armonica, l’insieme delle fasi che caratterizzano la vita di coppia e le storie d’amore in generale. Samuele Bersani dà voce, dunque, all’evoluzione dei sentimenti di una coppia che passa dalla leggerezza spontanea dei primi tempi, fatta di giochi e di intesa, alla pesantezza e al distacco, che sfocia nella rabbia e nell’odio, citato direttamente nel testo della canzone.

Giudizi universali analizza così il modo in cui una storia d’amore sembra spegnersi. Strofa dopo strofa attraversa le diversi fasi, fino ad arrivare ai versi conclusivi, in cui ormai del tutto disillusi e smarriti, perdono la fiducia reciproca che caratterizzavano gli amanti descritti, fino a divenire due estranei. La protagonista principale è una donna, troppo legata all’apparenza della sua relazione, da tralasciare il sentimento d’amore col proprio partner.

Tra l’atteggiamento litigioso di lei e la perdita dei bei ricordi di un tempo, l’uomo ritrova la sua libertà smarrita solo dopo essersi separato da quella stessa donna che un tempo amava e che ora è divenuta una sconosciuta ai suoi occhi. Un’analisi precisa e accurata, una descrizione dell’involuzione dei sentimenti che spesso diventano abitudine e che costringono le persone a passare da due amanti a infelici, bloccati all’interno di una vita di coppia monotona e disillusa. Giudizi Universali racchiude al suo interno, dunque, un testo maturo e ricercato, tipico della penna di Samuele Bersani.

Giudizi universali testo

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane
Ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Liberi com’eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto i piedi
Per tirare la maniglia della porta e andare fuori
Come Mastroianni anni fa
Come la voce guida la pubblicità
Ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
Ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l’odio
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l’aria dentro al serbatoio

Potrei ma non voglio fidarmi di te
Io non ti conosco e in fondo non c’è
In quello che dici qualcosa che pensi
Sei solo la copia di mille riassunti
Leggera, leggera si bagna la fiamma
Rimane la cera e non ci sei più

Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Libero com’ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi
Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
Come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà
E non c’è niente che mi sposta o vento che mi sposterà

Potrei ma non voglio fidarmi di te
Io non ti conosco e in fondo non c’è
In quello che dici qualcosa che pensi
Sei solo la copia di mille riassunti
Leggera, leggera si bagna la fiamma
Rimane la cera e non ci sei più e non ci sei più e non ci sei e non ci sei