Bella Ciao, storia e significato

By Canzoni d'autore
Bella Ciao

Bella Ciao è un canto popolare italiano, conosciuto in tutto il mondo e cantata da bambini, ragazzi e adulti. L’origine di questo inno è ancora incerto. Viene spesso associato ai partigiani, tanto da diventare simbolo della Resistenza Italiana, ma lo studio delle fonti sembra dimostrare che effettivamente non sia mai stata utilizzata durante il periodo nazi-fascista.
La stessa Associazione Nazionale Partigiani d’Italia riconosce che ”Bella Ciao” è diventato l’inno della Resistenza almeno 20 anni dopo la fine del conflitto. ”Fior di tomba”, un canto popolare del nord Italia, sembra aver ispirato la versione di Bella Ciao che è arrivata fino a noi.

La casa di carta

È lo stesso sceneggiatore della serie spagnola a spiegare perchè ”Bella Ciao” è stata inserita nella colonna sonora della ”Casa di Carta”. Durante un’intervista Javier Gomez Santander ha raccontato di aver compreso che i partigiani e la banda del Professore hanno in comune la lotta ad una dittatura. Nel caso della serie spagnola si parla di Resistenza alla lobby degli istituti finanziari.

Significato di Bella Ciao

”Bella Ciao” è stato scelto come inno della Resistenza Italiana, pur non essendo mai stata cantata effettivamente dai partigiani, per le sue parole evocatrici.
Per unire le varie anime antifasciste presenti in Italia, era necessario un brano che contenesse gli ideali di libertà (“È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà”) ed opposizione agli oppressori (“l’invasor”), senza però avere nessun riferimento nè politico nè religioso.

Il papavero rosso

”Il fiore del partigiano” di cui si parla nel testo è probabilmente il papavero, simbolo dei caduti in battaglia, già dai tempi della Prima guerra mondiale. Ricordiamo infatti la poesia ”In Flanders fields” (in italiano “Nei campi di Fiandra“) scritta del tenente colonello John McCrae, che evoca l’immagine suggestiva dei papaveri rossi che crescono tra le tombe dei soldati caduti durante la Grande Guerra.
Immagine utilizzata anche da Fabrizio De Andrè ne La guerra di Piero. Il papavero d’altronde sembra sia l’unico fiore capace di nascere e fiorire anche sui campi cosparsi di calce e sangue.